martedì 28 febbraio 2017

Con "Teatro del Porto" arriva Massimo Ranieri a Carrara

Con Teatro del Porto arriva al Teatro degli Animosi un grande nome, Massimo Ranieri, ma anche lo spettacolo più ambizioso dell'anno, una vera e propria prova del nove per il nostro Teatro appena riaperto. Da mercoledì 01, a venerdì 03 marzo.

Allestimento in corso nel Teatro degli Animosi
Secondo omaggio, dopo Viviani Varietà, dedicato da Massimo Ranieri con la regia di Maurizio Scaparro, alla figura di Raffaele Viviani, Teatro del Porto è uno spettacolo complesso e coreografico: nove attori per animare il palco, tra canzoni e balli, ed una piccola orchestra di dieci elementi per accompagnare il tutto con esecuzioni dal vivo. I materiali di scena hanno iniziato ad arrivare già domenica notte, direttamente dal Teatro Duse di Bologna dove lo spettacolo era stato allestito in orario pomeridiano nello stesso giorno.

Allestimento in corso dal Foyer del Teatro Animosi

Per il personale coinvolto, le scenografie e le attrezzature, si tratta dello spettacolo più complesso messo in scena nel restaurato Teatro degli Animosi, e si tratterà di un vero banco di prova per i suoi rinnovati spazi. Normalmente, nell'allestimento di Teatro del Porto, l'orchestra trova la sua naturale collocazione nella "buca" di fronte al palcoscenico; purtroppo gli Animosi ne sono sprovvisti da quando, sembra negli anni '80, venne riempita da una colata di cemento. Non è ancora chiaro se i musicisti troveranno quindi spazio direttamente sul palcoscenico, nei palchi della barcaccia o in platea, caso che costringerebbe gli organizzatori a rimuovere la prima fila di poltroncine con evidenti disagi per gli abbonati.

Fotografia di Gerry Marveggio

Praticamente un allestimento da musical, che speriamo trovi spazi adeguati all'interno del teatro, e possa permettere in futuro altre iniziative simili. Le tre serate sono da tutto esaurito, ma attenzione, in base agli spazi richiesti dallo spettacolo potrebbe liberarsi qualche posto dell'ultimo minuto; la biglietteria è aperta tutte le mattine dalle 10,30 alle 12....

Fotografia di Gerry Marveggio
Con questo spettacolo si è voluto rendere omaggio all’opera del grande drammaturgo Raffaele Viviani con le sue poesie, parole e musiche. La Napoli che viene portata in scena è la stessa cui, già cent’anni fa, Viviani guardava con amore e ironia, descrivendola con crudo realismo e squisita sintesi di linguaggio. Ad essere rappresentata è la teatralità degli emigranti, degli zingari, dei pescatori, dei guappi, dei gagà, delle cocotte, delle prostitute, insomma, il mondo della strada ovvero quel mondo che per primo e più fortemente colpì la fantasia dell’Artista. Una gran folla di personaggi e di figure, veri e propri blocchi umani e sociali, popolano le sue opere; Viviani analizza ed esprime questo mondo dal di dentro, realizzando una serie di ritratti di sconvolgente evidenza drammatica poiché sono uomini e donne «comuni» che non nascondono nulla e rivelano fino in fondo la tragica verità della loro esistenza.
Un motivo di costante ispirazione è l’emigrazione, la sorte nera degli esuli. Gli emigranti! Questi personaggi che hanno riempito delle loro penose vicende di fatiche e di dolore decenni della storia d’Italia, entrano realisticamente nella letteratura popolare grazie al contributo di questo grande poeta e commediografo napoletano. I contadini, gli artigiani, gli operai, sradicati dal loro ambiente naturale, costretti ad espatriare, lo fanno con dolore e angoscia, avendo piena coscienza che se le cose andassero in maniera giusta, essi troverebbero da vivere nel loro paese, non si venderebbero come schiavi, in terre sconosciute e infide, sfruttati da padroni spietati.
E anche i guappi di Viviani sono personaggi senza eroismo e privi dì spirito avventuroso e cavalleresco; il loro segreto obiettivo (neppure tanto segreto, in fondo) è quello di trovare una sistemazione, un lavoro, un vero e normale lavoro. Viviani, tuttavia, osserva anche l’altro lato del problema e vede l’uomo di malavita, il vero camorrista magnaccia, mariuolo, violento, sopraffattore, frutto anch’esso di una società dominata dalla legge dell’arbitrio e del privilegio. In questo caso il suo sguardo si appunta con spietata acutezza sul personaggio e il ritratto che ne sorge è di una verità inquietante.
E infine le donne di Viviani. Sono popolane semplici, argute, sensuali, spicciative e non si pongono angosciosi problemi sentimentali da risolvere; si tratta di donne schiette, popolane che vivono nella strada: fruttarole, sarte, lavandaie, «capere», venditrici ambulanti che suscitano e sentono amori e desideri concreti. Gli amori, nella poesia e nel teatro di Viviani, si svolgono all’aperto, sotto il sole della città, nelle campagne infuocate o vicino al mare. Ma c’è anche l’amore «fatto in casa», nei bassi sordidi, pieni di gente così come c’è l’amore struggente delle prostitute, che hanno bisogno di calore e di protezione, che vogliono illudersi d’avere al loro fianco un uomo pronto a menare le mani per farle rispettare: Bammenella è una di queste.
Le storie raccontate da Viviani, insomma, sono storie di miseria, di soprusi, di amori, di famiglie in rovina, di emigrazione eppure attraverso le parole, poesie e musiche risultano attuali oggi come all’epoca e sembrano accompagnare lo spettatore verso il presente, anzi, verso il futuro.

(estratto dalla pagina ufficiale della Compagnia degli Ipocriti)


Nessun commento:

Posta un commento