Con Teatro del Porto arriva al Teatro degli Animosi un grande nome, Massimo Ranieri, ma anche lo spettacolo più ambizioso dell'anno, una vera e propria prova del nove per il nostro Teatro appena riaperto. Da mercoledì 01, a venerdì 03 marzo.
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Allestimento in corso nel Teatro degli Animosi |
Secondo omaggio, dopo Viviani Varietà, dedicato da Massimo Ranieri con la regia di Maurizio Scaparro, alla figura di Raffaele Viviani, Teatro del Porto è uno spettacolo complesso e coreografico: nove attori per animare il palco, tra canzoni e balli, ed una piccola orchestra di dieci elementi per accompagnare il tutto con esecuzioni dal vivo. I materiali di scena hanno iniziato ad arrivare già domenica notte, direttamente dal Teatro Duse di Bologna dove lo spettacolo era stato allestito in orario pomeridiano nello stesso giorno.
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Allestimento in corso dal Foyer del Teatro Animosi |
Per il personale coinvolto, le scenografie e le attrezzature, si tratta dello spettacolo più complesso messo in scena nel restaurato Teatro degli Animosi, e si tratterà di un vero banco di prova per i suoi rinnovati spazi. Normalmente, nell'allestimento di Teatro del Porto, l'orchestra trova la sua naturale collocazione nella "buca" di fronte al palcoscenico; purtroppo gli Animosi ne sono sprovvisti da quando, sembra negli anni '80, venne riempita da una colata di cemento. Non è ancora chiaro se i musicisti troveranno quindi spazio direttamente sul palcoscenico, nei palchi della barcaccia o in platea, caso che costringerebbe gli organizzatori a rimuovere la prima fila di poltroncine con evidenti disagi per gli abbonati.
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Fotografia di Gerry Marveggio |
Praticamente un allestimento da musical, che speriamo trovi spazi adeguati all'interno del teatro, e possa permettere in futuro altre iniziative simili. Le tre serate sono da tutto esaurito, ma attenzione, in base agli spazi richiesti dallo spettacolo potrebbe liberarsi qualche posto dell'ultimo minuto; la biglietteria è aperta tutte le mattine dalle 10,30 alle 12....
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Fotografia di Gerry Marveggio |
Con questo spettacolo si è voluto rendere omaggio all’opera del grande drammaturgo Raffaele Viviani con le sue poesie, parole e musiche. La Napoli che viene portata in scena è la stessa cui, già cent’anni fa, Viviani guardava con amore e ironia, descrivendola con crudo realismo e squisita sintesi di linguaggio. Ad essere rappresentata è la teatralità degli emigranti, degli zingari, dei pescatori, dei guappi, dei gagà, delle cocotte, delle prostitute, insomma, il mondo della strada ovvero quel mondo che per primo e più fortemente colpì la fantasia dell’Artista. Una gran folla di personaggi e di figure, veri e propri blocchi umani e sociali, popolano le sue opere; Viviani analizza ed esprime questo mondo dal di dentro, realizzando una serie di ritratti di sconvolgente evidenza drammatica poiché sono uomini e donne «comuni» che non nascondono nulla e rivelano fino in fondo la tragica verità della loro esistenza.
Un motivo di costante ispirazione è l’emigrazione, la sorte nera degli esuli. Gli emigranti! Questi personaggi che hanno riempito delle loro penose vicende di fatiche e di dolore decenni della storia d’Italia, entrano realisticamente nella letteratura popolare grazie al contributo di questo grande poeta e commediografo napoletano. I contadini, gli artigiani, gli operai, sradicati dal loro ambiente naturale, costretti ad espatriare, lo fanno con dolore e angoscia, avendo piena coscienza che se le cose andassero in maniera giusta, essi troverebbero da vivere nel loro paese, non si venderebbero come schiavi, in terre sconosciute e infide, sfruttati da padroni spietati.
E anche i guappi di Viviani sono personaggi senza eroismo e privi dì spirito avventuroso e cavalleresco; il loro segreto obiettivo (neppure tanto segreto, in fondo) è quello di trovare una sistemazione, un lavoro, un vero e normale lavoro. Viviani, tuttavia, osserva anche l’altro lato del problema e vede l’uomo di malavita, il vero camorrista magnaccia, mariuolo, violento, sopraffattore, frutto anch’esso di una società dominata dalla legge dell’arbitrio e del privilegio. In questo caso il suo sguardo si appunta con spietata acutezza sul personaggio e il ritratto che ne sorge è di una verità inquietante.
E infine le donne di Viviani. Sono popolane semplici, argute, sensuali, spicciative e non si pongono angosciosi problemi sentimentali da risolvere; si tratta di donne schiette, popolane che vivono nella strada: fruttarole, sarte, lavandaie, «capere», venditrici ambulanti che suscitano e sentono amori e desideri concreti. Gli amori, nella poesia e nel teatro di Viviani, si svolgono all’aperto, sotto il sole della città, nelle campagne infuocate o vicino al mare. Ma c’è anche l’amore «fatto in casa», nei bassi sordidi, pieni di gente così come c’è l’amore struggente delle prostitute, che hanno bisogno di calore e di protezione, che vogliono illudersi d’avere al loro fianco un uomo pronto a menare le mani per farle rispettare: Bammenella è una di queste.
Le storie raccontate da Viviani, insomma, sono storie di miseria, di soprusi, di amori, di famiglie in rovina, di emigrazione eppure attraverso le parole, poesie e musiche risultano attuali oggi come all’epoca e sembrano accompagnare lo spettatore verso il presente, anzi, verso il futuro.
(estratto dalla pagina ufficiale della Compagnia degli Ipocriti)
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